L’imprenditore Sergio Cervellin racconta la sua affascinante storia

L’incredibile storia di Sergio Cervellin: dai numerosi brevetti industriali, fino all’acquisto del castello del Catajo.

L’imprenditore padovano Sergio Cervellin ha rilasciato una lunga intervista a Milano & Finanza. Dove, racconta la sua ascesa nel mondo degli affari fino all’acquisto della prestigiosa dimora storia di Battaglia Terme, meglio conosciuta come Castello del Catajo.

L’imprenditore padovano detiene numerosi record e ancora tanti progetti da sviluppare, mentre si gode la sua meravigliosa dimora storica di Battaglia Terme.

Cosa si cela dietro una storia di successo? Di base, ci sono tante decisioni prese e rischi calcolati e non, soprattutto c’è un uomo che ha fatto numerose scelte.

Oggi, vi raccontiamo la storia dell’imprenditore padovano Sergio Cervellin, costellata di tanti traguardi e primati: dall’essere in assoluto il giovane agente di commercio d’Italia, all’aver venduto numerosi brevettati, fino all’acquisto nel 2016, del Castello del Catajo, di Battaglia Terme.

Partiamo dalla sua infanzia e dagli inizi, come sono stati?

“Le mie origini sono umili. La mia era una famiglia di agricoltori, dove i bisnonni all’epoca pettinavano la lana, tanto che ci venne attribuito il soprannome Pettenaro.

Siamo quattro fratelli e sono rimasto orfano da bambino con tanti sogni e voglia di lavorare, soprattutto il mio desiderio è sempre stato quello di non lavorare in fabbrica. Così, dopo aver conseguito il diploma, sono un perito industriale, ho intrapreso la carriera di agente di commercio. Ancora oggi, ho il primato di essere il più giovane iscritto all’albo, precisamente: 18 anni e un giorno.

Come tutti gli inizi di carriera, sono partito con fatica ma tanta voglia d’imparare ed evolvermi, quindi i primi periodi li ho passati vendendo generi alimentari ai negozi, allora non erano ancora arrivati gli ipermercati. Poi, sono partito per compiere il servizio militare e una volta congedato, ho iniziato a pensare a un nuovo settore, dove poter investire le mie idee e il mio viaggio all’estero mi ha aiutato in questo”.

Da dove è nata la sua visione d’impresa e come l’ha sviluppata?

“Dai numerosi viaggi fatti all’estero sul finire degli anni ’70, mi ha dato l’occasione di comprendere la direzione, volevo creare la mia impresa nel settore industriale, volto alla grande distribuzione nel settore delle pulizie. Ho studiato com’erano organizzati grandi gruppi, fino ad arrivare a concepire e progettare nuovi prodotti e partire con la produzione.

Ecco, così nei primi anni ’80, è nata la mia prima attività: Euromop, credevo già nel vedere i miei prodotti distribuiti in tutta Europa.

Nell’85, in soli cinque anni la società è passata da 170 milioni (lire n.d.r.) a 5 miliardi di fatturato. È pur vero, che all’epoca la banca del territorio aiutava le imprese, credeva nelle persone e questo è stato sicuramente un grande vantaggio colto”.

Sergio Cervellin

La sua visione nel trasformare un prodotto artigianale in industriale, l’ha portato a depositare e vendere tanti brevetti, tra cui quello per la Vileda. Com’è andata la storia?

“Nel 1990, ho iniziato a vendere i brevetti di quello che creavo, incluso quello divenuto famoso con Vileda.

All’epoca, il telaio del sistema piatto era formato da tante viti, osservandolo ho avuto l’intuizione di eliminarle e l’ho trasformato con un brevetto, che prevedeva una sola vite e una logica a incastro, ancora oggi in uso”.

Lungo tutti questi anni di attività, ha ricevuto offerte da grandi colossi?

“Sì, sono corteggiato da sempre, ma ho resistito alle tentazioni sia negli anni precedenti sia ora, con l’acquisto nel 2016, del castello del Catajo. Fine anni ’90, sono stato contattato dalla Rubermaid, ho tenuto duro e ho rifiutato l’offerta. Amo molto tutto quello che ho costruito e non ero interessato, solo nel 2000 ho ceduto il 50% dell’azienda all’imprenditore dell’Itermup, di Reggio Emilia. Gli affari sono andati avanti, con ottimi profitti per molti anni, poi nel 2014, sono uscito dal settore”.

È passato un anno e mezzo dallo scoppio della pandemia, come vede lo scenario imprenditoriale italiano?

“Rimango ottimista, ma da imprenditore la mia previsione di ripresa vera, per vederla, dovranno passare anni. Questa pandemia ci ha riportati indietro di almeno 30 anni, nella mia azienda abbiamo subito avviato la produzione di mascherine.

Ho investito nell’acquisto di macchinari per poterle fabbricare, ma il mio pensiero è rivolto a tutti noi imprenditori e di tutti i settori, che non hanno ricevuto o, in minima parte un aiuto dal governo e questo in molti casi si è rivelata una goccia nell’oceano dei conti da far quadrare”.

Oggi è a capo di una nuova azienda TWT (Tools Technology), quali sono i nuovi scenari di produzione e verso quale direzione vuole traghettarla?

“La tecnologia nel mondo dei carrelli per la pulizia è in continua evoluzione. Ora, poi, con l’avvento della pandemia le aziende cercano prodotti molto performanti per la sanificazione degli spazi.

Una delle ultime creature nate in azienda è Solar Sistem: il sistema di lavaggio piatto mediante di impregnazione istantanea dei mop e controllato tramite centraline elettroniche. È un “carrello” delle pulizie unico nel suo genere, alimentato da pannelli solari.

Sta rivoluzionando in molte aziende, grazie alla sua efficienza operativa ed energetica, il modo di fare le pulizie, assicura la massima igiene, riduce gli sprechi di prodotti ed è Eco-Friendly al 100%. In futuro, desidero affermare il successo dei nuovi brevetti e quello aziendale”.

Nella sua storia di successo c’è un acquisto importante, quello del castello del Catajo, ce ne parli.

“Un giorno passando per Battaglia Terme vidi un castello triste e grigio e lo guardai con aria incredula, il giorno dopo m’informai di chi fosse e scopri che era all’asta. Non tanto per lasciare qualcosa d’importante alla storia, ma per cercare di eliminare le multinazionali o, qualche catena di albergatori che magari lo avrebbero fatto un albergo a 7 stelle o una Spa.
Il mio sogno era di lasciarlo accessibile al pubblico come bene museale.

Così, ho partecipato all’asta, da 11 milioni si era scesi a 3, nel 2015 avevo già venduto l’azienda e l’idea di acquistare quel gioiello mi ha risvegliato tante idee. A marzo dell’anno successivo, mi sono state consegnate le chiavi, i Beni Culturali si erano ben guardati da esercitare la prelazione, il giorno dopo 40 operai erano a lavoro per iniziare i lavori per aprire i battenti e farlo ammirare al mondo intero.

Sono fiero di questa dimora storica da numeri da record, affrescato dallo Zelotti, dalle sue 365 stanze, la sua bellezza ti lascia senza fiato appena si scorge dalla strada. I suoi numeri sono grandi: la superficie del catello comprende 400 mila metri quadri, cui 400 mila di giardino, l’ingresso principale è concepito come un arco di trionfo dal Marchese Tommaso degli Obizzi, con numerose statue, fregi e mascheroni. L’intera struttura è realizzata in pietra bianca di Vicenza, mattoni e infissi.

Mettere mano a una costruzione risalente al XVIII secolo non è facile, ma la soddisfazione del numero dei visitatori, averlo salvato dal mondo delle speculazioni alberghiere e restituirlo come bene d’interesse storico culturale riempie e ripaga tutti gli sforzi”.

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