Stress sul lavoro: il 48% degli italiani ne risente almeno una volta ogni due giorni

Secondo il CS_ADP Research Institute, il 63% degli italiani pensa che stress e disagio mentale diminuiscano la propria produttività

Lo stress e la cattiva salute mentale rimangono problemi persistenti sul posto di lavoro. È un argomento di cui si parla molto, ma il dibattito rimane acceso su quanto si stia effettivamente facendo per favorire il benessere mentale in azienda. Secondo il sondaggio People at Work 2023 dell’ADP® Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2mila lavoratori in Italia), il 37,7% dei lavoratori italiani pensa che il proprio datore di lavoro non stia facendo nulla per promuovere una salute mentale positiva.

Favorire il dialogo

Il 18% pensa che invece sia attivo soprattutto tramite il dialogo, favorendo una comunicazione continua e costante, l’11% dichiara come il proprio datore di lavoro favorisca dei giorni di ferie per il benessere personale (per esempio in molte multinazionali il giorno del compleanno corrisponde a un giorno di ferie regalato), sempre l’11% dichiara come nella propria azienda sia in vigore il diritto di disconnessione da mail e messaggi fuori dall’orario di lavoro, mentre secondo il 10,5%  vi sono vere e proprie pause stabilite per la gestione dello stress (esempio stanza zen, meditazione, palestra,…).

Non essere in grado di dare il meglio a causa dello stress

Alla domanda “hai mai la sensazione che il tuo lavoro sia influenzato negativamente dallo stress?” il 63% ha risposto “si”. Di questi, il 29% lamenta di non essere in grado di svolgere il lavoro al meglio delle proprie capacità mentre il 34% lamenta di avere continuamente necessità di staccare con piccole pause. Il 51% dichiara poi come i colleghi siano un forte sostegno. Per quanto concerne lo stress, il 17% degli intervistati afferma di sentirsi stressato giornalmente (21,8% donne, 12,8% uomini), il 9% almeno 4-6 volte a settimana (percentuali simili per uomini e donne), il 22% almeno 2-3 volte a settimana (stessa percentuale del 22% per entrambi i sessi), una volta al mese il 9,25% (8% per le donne e 10% per gli uomini).

L’insoddisfazione gioca un ruolo primario!

Tra le cause di stress non solo il carico di lavoro ma anche l’insoddisfazione. Il 19,6% degli italiani afferma infatti di non sentirsi soddisfatto della propria posizione, quasi uno su cinque. Le cause principali sono tre: il 38% lamenta il fatto di avere avuto un aumento delle responsabilità che non è combaciato con un aumento di stipendio, il 34,3% non ha avuto l’avanzamento di carriera che aspettava, per il 30% il proprio lavoro non è più stimolante. Secondo Marcela UribeGeneral Manager ADP Southern Europe: Una cultura dell’attenzione alla salute mentale sul posto di lavoro è incredibilmente preziosa sia per i datori di lavoro sia per il personale. Quando le persone si sentono al sicuro e supportate, è molto più probabile che facciano un lavoro migliore, diminuisca l’assenteismo e si respiri più ottimismo, tutte cose che favoriscono la produttività. Iniziative come quella di offrire programmi di assistenza ai dipendenti potrebbe suggerire che i datori di lavoro stiano finalmente razionalizzando e formalizzando le attività di supporto al benessere dei dipendenti, anche esternalizzandole. Tuttavia, devono anche integrare questo tipo di supporto nelle pratiche lavorative quotidiane e istruire e formare i manager su come affrontare lo stress e i problemi di salute mentale nel proprio team”.

Ansia e malessere mentale sono oramai considerate malattie

Ricordiamo che sono indennizzabili tutte le malattie di natura fisica o psichica la cui origine sia riconducibile al rischio del lavoro, incluse depressione e ansia del lavoratore (Cassazione Civile, Sez. Lav., 11 ottobre 2022, n. 29611). Si riconosce così il ruolo dell’azienda nell’insorgenza di disturbi come ansia e depressione. Ne consegue che ogni forma di tecnopatia che possa ritenersi conseguenza di attività lavorativa risulta assicurata dall’Inail, anche se non è compresa tra le malattie tabellate o tra i rischi tabellati, dovendo, in tale caso, il lavoratore dimostrare soltanto il nesso di causa tra la lavorazione patogena e la malattia diagnosticata. Depressione, ansia e malessere mentale sono quindi oramai considerate malattie che possono essere causate anche da un cattivo ambiente lavorativo, o da un eccessivo carico. È fondamentale che il benessere mentale dei lavoratori diventi una priorità per tutti i datori di lavoro, pena una perdita di produttività, ma anche reputazionale, che potrebbe essere davvero dannosa” conclude Uribe.

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