Barbie® e il suo libro ricco di racconti di celebrities!
Barbie® presenta”My Barbie™ Story”, un libro illustrato che celebra il suo 65° anniversario e rende omaggio alla storia del brand
Mattel devolverà in beneficenza l’intero ricavato delle vendite del libro, a cui aggiungerà un’ulteriore donazione forfettaria da parte di Mattel Children’s Foundation, all’associazione UN Women UK.
“My Barbie Story” è un compendio di emozionanti storie personali su Barbie raccontate da personaggi celebri, come l’attrice Helen Mirren, la modella e attrice Claudia Schiffer, l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea Samantha Cristoforetti e tra gli altri italiani anchele celebri cantanti Elisa e Francesca Michielin, la ballerina Giulia Stabile, l’imprenditrice e conduttrice Sonia Peronaci, Head of Editorial Content di Vogue Italia Francesca Ragazzi, la calciatrice e capitano della Juventus Sara Gama, e Luca Trapanese insieme alla sua piccola Alba.
Per celebrare il 65° anniversario del brand Barbie, dunque, Mattel lancia il libro “My Barbie™ Story” in edizione speciale, con emozionanti contributi firmati da celebri amici e amiche del brand, che raccontano quale significato abbia avuto Barbie per loro nel corso degli anni. L’esclusiva raccolta con ben 108 storie e immagini che vedono protagonisti personaggi famosi, fan e collezionisti, sarà disponibile per l’acquisto a partire da oggi, e il ricavato sarà interamente devoluto all’associazione benefica UN Women UK come parte dell’iniziativa Barbie Dream Gap Project
Dal 1959 Barbie è un’icona di empowerment, immaginazione e infinite possibilità. Dalle avventure dell’infanzia ai momenti di scoperta di sè, Barbie ha ispirato e supportato moltissime persone nel plasmare le proprie vite. Il libro “My Barbie™ Story” rende omaggio ai 65 anni di storia del brand, invitando i suoi amici di tutto il mondo a rivolgere lo sguardo al proprio passato per condividere le loro storie su Barbie. Il libro include aneddoti personali di celebrità del calibro di Dame Helen Mirren, Claudia Schiffer, Samantha Cristoforetti, e in Italia di Elisa e Francesca Michielin, Sara Gama, Sonia Peronaci, Giulia Stabile, Francesca Ragazzi, Luca e Alba Trapanese. Sono racconti di grande ispirazione che mettono in risalto l’impatto che Barbie ha avuto su innumerevoli generazioni e settori, dall’arte allo sport, dalla moda alle carriere STEM.
Sara Gama “Sono davvero felice di far parte del Barbie Dream Gap project e di aver contribuito con la mia storia alla realizzazione di questo libro. Sono legata al mondo Barbie ormai da tanti anni e questa è un’altra importante iniziativa concreta per sostenere le bambine, ragazze e donne che vogliono costruire in maniera libera il proprio futuro. Attraverso immagine e sostanza che siano fonte d’ispirazione ma allo stesso tempo che sappiano dare a ciascuna di loro i mezzi necessari per potersi realizzare.”
Luca Trapanese “Ho deciso di partecipare a questo progetto internazionale perché grazie a Barbie ed alle sue molteplici espressioni, riusciamo a comunicare la diversità, la disabilità, le piccole e grandi fragilità che contraddistinguono ciascuno di noi nella vita reale. Ciò avviene in un modo semplice ma diretto, educando i nostri figli e chi ama il mondo di Barbie aldilà dell’età, ad accogliere l’altro così com’è, abbattendo ogni preconcetto e soprattutto superando l’idea di “perfezione” per una visione molteplice della realtà e della vita.”
Giulia Stabile “Quando ero piccola giocare con le Barbie mi permetteva di vivere ogni giorno qualcosa di diverso, dandomi allo stesso tempo la possibilità di raccontare quelle che erano le mie passioni attraverso storie che riflettevano i miei sogni, aiutandomi anche a scoprire quello che veramente desideravo. È come la riprova che delle volte i sogni si avverano: per anni ho sognato di poter fare della danza il mio lavoro e oggi faccio parte di questo progetto proprio perché ci sono riuscita!“
Sonia Peronaci “Essere parte del libro di Barbie mi riempie di orgoglio, perché da piccola era il mio mito, la mia musa, il mio sogno di bambina. Aver potuto, attraverso di lei, far capire che non c’è limite ai propri sogni e che non nessuno si deve mai arrendere di fronte a qualsiasi ostacolo perché si può essere tutto ciò che si vuole, è un messaggio di speranza e positività che mi sento di aver seguito nella mia vita e che spero in tanti perseguiranno. Barbie è stata per oltre 65 anni un esempio di inclusione, emancipazione e molto altro per tante generazioni e sono sicura che lo diventerà per tante altre che ne verranno!“
Krista Berger, Senior Vice President di Barbie e Global Head of Dolls presso Mattel ha affermato: “My Barbie Story è un omaggio ai 65 anni del brand Barbie e alle infinite possibilità con cui hapermesso a diverse generazioni di sognare. Questa raccolta di riflessioni personali mette in risaltol’incredibile legame che le persone hanno con Barbie, una bambola capace di far esprimere la propriapersonalità e che ci ricorda che possiamo essere ciò che desideriamo. Con i ricavi devoluti a UNWomen UK, continuiamo la nostra missione nel far capire alle bambine di tutto il mondo che il loropotenziale non ha limiti. Vogliamo che anche voi condividiate le esperienze che avete vissuto conBarbie, unendovi a noi nel celebrare un’eredità destinata a durare per molto tempo a venire“.
Con il 65° anniversario del brand non si vuole semplicemente puntare a ricordare l’impatto che Barbie haavuto sulla cultura ma si desidera contribuire a plasmare il futuro. Come parte del Barbie Dream GapProject, tutti i proventi di questo libro saranno devoluti a UN Women UK, organizzazione per la paritàdi genere e l’empowerment delle donne. Anche Mattel Foundation darà il proprio contributo per ladonazione. Barbie Dream Gap Project rappresenta la missione globale del brand nell’aiutare lebambine a raggiungere il loro pieno potenziale senza più porsi limiti.
Tabitha Morton, Executive Director di UN Women UK ha dichiarato: “UN Women promuove la parità di genere e l’empowerment di tutte le donne, quindi unire le nostre forze a quelle del brand Barbie, che incarna gli stessi principi e la stessa ispirazione, rappresenta per noi un’occasione unica. Con questo libro e le sue storie vogliamo fare in modo che ogni donna e bambina abbia la possibilità di scegliere e di far sentire la propria voce, e di poterlo fare senza alcun timore, grazie ai programmi UN Women a livello globale.
Il libro è ora disponibile per la vendita su Amazon. Barbie invita anche i suoi fan a condividere le proprie storie con Barbie sui social: utilizzando infatti l’hashtag #mybarbiestory tutti potranno contribuire a un vero e proprio racconto globale.
STORIE TRATTE DAL LIBRO DEI CONTRIBUTORS ITALIA:
Sara Gama: Barbie ha da tempo un ruolo importante nell’infanzia delle bambine, e mi colpisce il modo in cui riesce a ispirarle a realizzare i loro sogni attraverso il gioco. E oggi più che mai. Da quando ho iniziato a giocare, il calcio femminile è cambiato radicalmente. Quando ero piccola, nessuna bambina poteva pensare di diventare una calciatrice professionista. Non si sentiva parlare di calcio femminile. Non sapevo nemmeno che esistesse una squadra nazionale femminile. Ho iniziato a giocare con i bambini della mia età in squadre miste. E per squadre miste intendo che generalmente ero io che giocavo con i miei amici. Non mi sono mai sentita diversa perché amavo il calcio, e ciò che più contava per me era seguire la mia passione. Per questo, ho iniziato molto presto ad allontanarmi sempre più da casa per inseguire ciò che amavo fare. Per me non è mai stato un problema, tuttavia,la possibilità per le bambine di tutte le età di scegliere una squadra, con chi giocare e dove giocare senza problemi, non c’era. Oggi abbiamo fatto molti passi avanti, ma c’è ancora molto da fare in termini di infrastrutture e servizi per rendere il calcio accessibile a tutte le bambine, assicurandoci che abbiano l’opportunità di giocare in una squadra femminile vicino a casa. Spero che diventare una Barbie Role Model possa essere di esempio affinché la nuova generazione superi le barriere della società che ritroviamo anche nello sport. E questo obiettivo mi dà la carica per dare sempre il massimo.
Francesca Michielin: La sferzata di sfumature colorate che Barbie ha portato nei miei adorati (e ormai lontani) pomeriggi dei primi 2000 non ha delineato solo un mondo rosa e fucsia dove poter giocare, con ispirazioni e creazioni per il suo guardaroba e per i suoi capelli, ma anche un potere immaginativo e una nuova idea di corpo. Perché poi, non esiste il modello “Barbie”, univoco: Barbie è tantissime cose, è in ognuno di noi perché Barbie è qualsiasi modello di riferimento vogliamo. Barbie non scrive un’unica storia, siamo noi a scrivere una storia personale e unica come ogni Barbie fa. E parla non per forza di un mondo fantasy, dove si evade dalla realtà, ma della vita di tutti i giorni, che può diventare ciò che desideri. Da bambina di provincia cresciuta a latte e cartoni animati, le gesta di supereroine e ragazze magiche potevano sicuramente essere d’ispirazione ma mai quanto una bambola che rappresentava se stessa in quanto tale, nel suo avere la pelle di qualsiasi colore, nel compiere un qualsiasi lavoro, nell’essere comunque protagonista, nel volersi bene in primis, avendo cura di sé. Le majokko dei miei amati manga erano figure intraprendenti, ma le bambole ispirate ad esse presentavano un corpo non solo stereotipato, anche impossibile. Una caricatura, necessaria a semplificare il personaggio il più possibile ma che in me creava quasi disagio, perché, mancava la vera magia: la rappresentazione. Se la bellezza è di fatto la prima discriminante perché nella nostra società e nei social media il modo di considerarla genera canoni estetici irraggiungibili, rappresentare più corpi possibili e conferire loro validità è l’unica scelta possibile, poiché è la verità. E in Barbie la bellezza non è solo estetica, ma risiede in valori quali la gentilezza, il coraggio, il creare ponti, apprezzare (anziché voler cancellare) la diversità, perché è ricchezza.
Elisa Toffoli: Da piccola ho avuto diverse Barbie e un paio di Ken. Ricordo che mi piaceva tagliare e colorare i capelli delle mie Barbie; credo che lo facessi per emulare il lavoro di parrucchiera di mia madre. D’estate, mi piaceva andare sul terrazzino di casa e far fare il bagno alle mie Barbie e a Ken facendoli immergere in una bacinella per il bucato, fingendo che fosse una lussuosa piscina o il mare.Attraverso il gioco di ruolo, elaboravo le mie emozioni, inventavo storie e proiettavo le mie fantasie. Un giorno mio padre, che non viveva con noi e che vedevo solo qualche sera alla settimana, arrivò a casa nostra con uno strano oggetto rettangolare in mano. Quando lo capovolse, mi resi conto che era una piscina per le mie Barbie! Ma non l’aveva comprata, l’aveva fatta lui. Era in vetroresina impermeabile, dipinta di blu e bianco, e c’era persino una scala per entrare in acqua e un trampolino. Mio padre era un costruttore di barche e si occupava di allestimenti interni per grandi navi da crociera, quindi credo che l’avesse costruita nel suo laboratorio. Ma a me è sembrato un miracolo vedere arrivare quella piscina; è stata una magia. È un bellissimo ricordo che mi lega a Barbie e a mio padre.
Giulia Stabile: Quando ero piccola, le Barbie erano il primo gioco a cui pensavo quando tornavo a casa: mi permettevano di sperimentare qualcosa di diverso ogni giorno… Potevo raccontare la storia di una pattinatrice, di un’infermiera e, naturalmente, di una ballerina. Giocando, potevo anche raccontare la storia che preferivo per me stessa, ed è stato durante la mia infanzia e attraverso il gioco che ho capito quanto sia importante avere un sogno. Infatti, la cosa che preferivo era poter scegliere il finale delle storie che immaginavo: era come fuggire in un altro mondo per qualche ora alla settimana e rappresentare quelle che erano le fantasie e i desideri che avevo!Penso che sia una cosa comune quando si è bambini dare voce ai propri sogni attraverso il gioco. Nel mio caso, la cosa che è rimasta invariata è l’importanza e la voce che continuo a dare ai miei ogni giorno.
Luca Trapanese: La Barbie è sempre stata presente nella mia vita: ricordo il profondo desiderio di possederne una nonostante fossi maschio. Morivo di invidia quando andavo a casa di mia cugina Francesca e vedevo le sue Barbie. Cercavo in tutti i modi di giocare con loro, usando qualche scusa. Spesso mi nascondevo perché mia nonna mi richiamava sempre, e a volte Francesca mi proponeva di giocare con una macchina invece che con una Barbie. Ma questo significava che non potevo pettinare o vestire la mia Barbie, pensavo! Un giorno, avevo quasi otto anni, mia madre mi portò in un negozio di giocattoli. Mi prese per mano, mi accompagnò al reparto Barbie e mi disse: “Scegli”. Ricordo ancora quella che scelsi, Barbie Fiore di Pesco. Non ne volevo una qualsiasi, ma la più bella ed elegante. Pensavo che sarebbe stata la mia prima e unica Barbie e volevo fare colpo. Mia madre ha sempre amato il cucito ed è anche brava. Con lei abbiamo realizzato molti abiti per la mia Barbie, tra cui uno pieno di paillettes rosa. Mi ha sempre ispirato a essere creativo, a immaginare mondi e storie diverse: un gioco pieno di avventure. Per un certo periodo l’ho portata ovunque, nascondendola nella borsa di mia madre, mia complice. Poi si cresce e si è costretti a lasciare i
giocattoli. Ho riscoperto Barbie e mi sono riappassionato a lei grazie a mia figlia Alba. Alba ama molto Barbie e il suo mondo, e ne ha tantissime. In ogni occasione non può mancare una Barbie. Adora quella con la sindrome di Down perché la fa sentire protagonista. Per Alba, la Barbie che ha il suo aspetto deve avere tutto rispetto alle altre: i vestiti più belli; è la padrona della villa, della macchina e della barca! Credo che si senta in empatia per via della somiglianza. Barbie le ha dato molto coraggio. Il mondo di Barbie non è banale, non è solo un gioco. Grazie alla presenza di diverse etnie e disabilità, aiuta i bambini a capire che la perfezione non esiste e che il mondo, comprese le persone, è unico e anche imperfetto! Ma nonostante tutto, si può essere felici. Solo Barbie è stata in grado di raggiungere questo obiettivo, e ne sono profondamente grato sia come figlio degli anni ’80 che come padre di una bambina con disabilità.
Sonia Peronaci: La prima Barbie non si scorda mai, ed è proprio vero! La mia mi aspettava nella vetrina di un piccolo negozio di Milano, un luogo magico che sembrava contenere tutti i sogni di una bambina. Ogni giorno, mano nella mano con mia nonna, ci passavo davanti e, trasportata dalla mia immaginazione, pensavo a quali avventure avrei potuto vivere con lei, l’iconica Barbie. In una mattina d’estate, la magia è finalmente scattata! Dopo la fine della scuola, in una calda giornata di giugno, entrai nel piccolo negozio con la nonna e fu subito amore a prima vista. Qui io e Barbie ci siamo incontrate e ci siamo scelte. Non riuscivo ancora a crederci: la mia prima Barbie! Mentre tornavamo a casa, sentivo di avere tra le mani non solo una bambola, ma soprattutto un’amica, un’ispirazione e un invito a sognare senza limiti e barriere. Che bello sentirsi liberi di esplorare, inventare e dare forma all’immaginazione. Ora, a distanza di anni, quella Barbie è più di un semplice ricordo d’infanzia. Simboleggia le infinite possibilità che la vita offre e l’importanza di credere nei propri sogni. La vita è un’avventura tutta da scoprire e, con un po’ di immaginazione, possiamo essere tutto ciò che vogliamo! Leggi anche: Diamanti: i migliori amici della pelle delle donne