Il rosa? È sempre stato un colore per uomini!

Sull’onda della “Barbie mania”, anche le passerelle si sono colorate di rosa, lasciando scoprire che il “total pink” sta davvero bene alla “quota maschile”

Basta associare il rosa alla quota femminile. Questa è una convenzione anacronistica e che non tiene conto, tra parentesi, della storia. Lo stereotipo, infatti, ha un’origine molto recente perché fino a mezzo secolo fa non era così.

Il blu era un colore grazioso

Tanto per rendere, in un’edizione del 1918 di Earnshaw’s Infants’ Department (rivista specializzata in abbigliamento per l’infanzia), l’indicazione data ai propri lettori per essere al passo con i tempi in tema di eleganza era: “La regola generalmente accettata è rosa per i maschi e blu per le femmine. La ragione sta nel fatto che il rosa, essendo un colore più deciso e forte, risulta più adatto al maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta migliore per le femmine”.

Una volta c’era il bianco…

Da considerare, poi, che una volta (e lo è stato per secoli) l’abbigliamento per bambini non si divideva di certo in “capi per maschietti e capi per femmine”. Il colore più usato per i vestiti dei più piccoli era semplicemente il bianco. Facile da lavare e sicuramente più a buon prezzo rispetto meno alle stoffe tinte (che potevano anche dare fastidio alle pelli delicate). Persino poco prima della seconda guerra mondiale il rosa era ancora un colore prettamente maschile perché una variante del rosso (nuance da associare al sangue, alla forza, dunque, anche alla virilità). Il celeste, invece, era un colore associato alla Vergine Maria, di conseguenza più femminile.

Tutta “colpa” del marketing

A “cambiare le carte in tavola” sarebbe stato il marketing, quello rampante degli anni ’80, il periodo caratterizzato dal consumismo sfrenato. Si inizia dunque a proporre abiti, oggetti e giocattoli differenziando i generi, imponendo questa “differenza” già dal momento di venire al mondo. Il rosa è così stato associato alla dolcezza e alla vita domestica. I colori più scuri come il blue e il nero (e di conseguenza l’azzurro e il grigio etc etc), invece, ai lavori d’ufficio dell’uomo “moderno”.

In attesa che arrivi Barbie

Gli anni che stiamo vivendo, però, con la loro “fluidità”, stanno rimettendo di nuovo in discussione questa inutile convenzione. Le passerelle dell’alta moda, infatti, hanno sdoganato il colore rosa facendolo trionfare sui capi maschili. Complice del trend… anche il “Barbiecore” (tendenza prevede capi di abbigliamento in stile girlish), legato all’attesissimo film dedicato alla bambola più celebre del mondo (il 19 luglio, a Los Angeles, ci sarà la prima mondiale di “Barbie”). Una pellicola che promettere di rompere anche gli stereotipi legati allo stesso giocattolo cult.

Un mondo genderless

Ed ecco dunque sfilare, finalmente, un’idea genderless a livello universale, che spezza per sempre (si spera), le catene del: “rosa per la bambina e blu per il bambino”. A provarlo sono i bellissimi capi “total pink” presentati dagli stilisti più affermati e seguiti a livello mondiale. Perché la verità è che i colori non hanno genere. Così come l’arte o l’amore, non possono essere schiavi delle convenzioni!

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