Il senso dell’amore per Ennio Morricone

Il Maestro autore di tante colonne sonore ci lascia oltre, alla sua musica una grande eredità: l’amore.

“L’amore che move il sole e le altre stelle”, con questo verso, Dante termina e sintetizza il significato della Divina Commedia, di Dio e dell’universo ed è consapevole che l’amore è il meccanismo del mondo e di tutta la vita. Già, l’amore motore del mondo, ingrediente base della nostra esistenza e dei nostri giorni, quello che la mattina ci fa mettere i piedi a terra e ci aiuta a fare le nostre scelte: cosa siamo senza l’amore?

Niente.

“Perché nell’amore come nell’arte la costanza è tutto”, il Maestro Ennio Morricone ha percorso la strada dell’amore, che l’ha portato a conquistare il mondo con le sue composizioni. Ora, siamo rimasti orfani terreni della sua presenza da pochi giorni, ma l’umanità ha una grande fortuna: quella di aver ereditato la sua musica per l’eternità, come ogni grande della sua categoria.

Un’artista attento e discreto, non ha riempito pagine di cronaca rosa, ma solo tanti pentagrammi, la sua prima fan e ascoltatrice in anteprima è sempre stata Maria, sua moglie. Fra i due non è stato amore a prima vista, ma per conquistare il cuore della futura consorte, ha usato quella costanza e non perdeva occasione, orgoglioso, di raccontare la sua storia d’amore: “Ci siamo conosciuti a Roma nell’Anno Santo, il 1950. Lei è nata in Sicilia ma è venuta nella capitale a tre anni. Era amica di mia sorella Adriana. A me piacque subito moltissimo. Ma a lei io piacevo meno. Poi Maria ebbe un incidente, con la macchina di suo papà. Un attimo di distrazione, e andò a sbattere. La ingessarono dal collo alla vita, come si faceva allora. Soffriva moltissimo. Io le sono rimasto vicino. E così, giorno per giorno, goccia dopo goccia, l’ho fatta innamorare. Perché nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata. E, certo, la fedeltà. Fatto sta che ci fidanzammo. E ci sposammo il 13 ottobre 1956”.

Ennio Morricone:“Perché nell’amore come nell’arte la costanza è tutto”.

Genio della musica e nella vita, l’ultimo colpo di scena l’ha riservato anche dopo l’averci lasciato, con l’auto-necrologio, letto dall’avvocato di famiglia. Sì, ha pensato a tutto anche all’ultimo saluto, dove si rivolge alle persone care che hanno fatto parte della sua vita, alla famiglia e al dispiacere di lasciare da sola la sua Maria, che fino alla fine l’ha tenuto per mano nella clinica dove si trovava ricoverato, proprio come ha fatto lui anni prima con lei, che buffo destino.

Era l’inizio dell’estate di circa dieci anni fa, quando ho incrociato lungo il mio percorso il Maestro, in un noto circolo della capitale, dove è stato socio nonché compositore dell’inno, si parlava insieme ad altri amici di musica e delle difficoltà per i giovani che intraprendono questa carriera. Ecco, ricordo le parole di stima e coraggio che ha usato, soprattutto ha sottolineato tante volte la frase: “Bisogna metterci l’amore e la costanza, ma questo non vale solo per la musica”.

A quel tempo, la mia carriera camminava su altra via ed era proiettata a scalare la montagna degli affari nel campo delle telecomunicazioni, seguivo in secondo piano la mia passione per la scrittura, raccontandomi sempre che era un passatempo per allentare la tensione, non ascoltando la mia vocazione. A distanza di un paio d’anni, invece, ci ha pensato la vita a farmi cambiare strada e ho deciso di vivere di sola scrittura.

Non nascondo i momenti duri, dove oltre al conforto delle persone vicine ho pensato spesso alle parole del Maestro. Sì, sono l’amore e la costanza che ci aiutano a raggiungere i nostri traguardi e a coronare i nostri sogni. Amo pensare che in un pezzo di questo grande disegno personale, quelle parole mi hanno aiutato e mi aiuteranno, a superare le mie difficoltà.

Un caro saluto Maestro, grazie per l’amore e della musica.

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