La Biennale dello Stretto 2024: un progetto culturale in un luogo unico
Un’iniziativa culturale in una geografia non convenzionale

La Biennale dello Stretto 2024 si sviluppa in una zona geografica complessa, una sorta di “non comfort zone”, lontana dai centri culturali tradizionali. Questo approccio, scelto due anni fa e confermato anche per l’edizione 2024, si è scontrato con difficoltà logistiche e organizzative, già messe alla prova nella prima edizione. Nonostante le sfide affrontate, vale la pena riflettere sul reale impatto che la location ha avuto sul progetto e sul processo culturale in corso.
La scelta di un luogo fuori circuito

Campo Calabro, che si trova a circa venti minuti di auto da Reggio Calabria e a quaranta minuti in autobus, è una località di 150 metri sul livello del mare che si estende per otto chilometri quadrati. Con meno di 5.000 abitanti, questa dimensione geografica e demografica risulta decisamente diversa dai grandi centri culturali, come Venezia, Firenze, Milano, Parigi, Berlino, ma anche da città più piccole e rinomate per la loro centralità culturale, come Avignone, Orleans, Taormina o Peccioli, quest’ultimo un borgo toscano che si è affermato come polo culturale di rilievo, nonostante la sua estensione minore rispetto a quella di Campo Calabro.
A Campo Calabro, si trova la fortificazione umbertina più grande dello Stretto di Messina, costruita tra il 1884 e il 1888, che rappresenta un esempio notevole di architettura militare. Nonostante la sua bellezza e valore storico, il sito è anche simbolo di una serie di disagi logistici: è difficile da raggiungere, si trova molto a sud e la sua riqualificazione è ancora parziale.
La Biennale dello Stretto: una sfida controcorrente
Nel 2021, il sindaco di Campo Calabro, Rocco Repaci, ha deciso di destinare il Forte di Campo Calabro come sede permanente della Biennale dello Stretto. Ogni anno, durante la manifestazione, il forte diventa un centro nevralgico della cultura architettonica e urbana, con una forte presenza di partecipanti internazionali. Questa scelta si oppone alla tendenza dominante della produzione culturale italiana, sempre più globalizzata e orientata verso eventi di massa.
Molti comuni minori non hanno la possibilità di giocare un ruolo significativo nella cultura, relegati spesso a iniziative di consumo locale di breve durata. Questo accade sia nelle piccole città delle aree interne che nelle città di medie dimensioni. Secondo Stefano Monti, esperto di riqualificazione urbana attraverso la cultura, al di fuori dei grandi musei e della cultura istituzionale, spesso la cultura cittadina si limita a una programmazione di eventi mediocri o alle celebrazioni delle giornate istituzionali.
Tuttavia, la vera cultura dovrebbe partire dal territorio, in linea con la tradizione storica del nostro Paese, che ha avuto origine dalla rete dei Comuni. Monti sostiene che una visione contemporanea del territorio dovrebbe puntare su azioni diffuse, valorizzando la storia e la geografia dei luoghi per attrarre un confronto a livello internazionale.
La Biennale dello Stretto ha seguito questa visione nel 2022 e continua a farlo anche nell’edizione 2024, cercando di elevare il valore culturale di Campo Calabro e di Forte Batteria Siacci.
Sinergie tra allestimento e luogo

La presenza di figure di alto profilo, sia nazionali che internazionali, presso il Forte Batteria Siacci assume un significato particolare, ben diverso rispetto a quanto potrebbe succedere in città come Roma, Parigi o Venezia. Ancora una volta, l’allestimento (su progetto di AF*Design – Alfonso Femia, Enrico Martino, Fabio Marchiori, Carola Picasso, Simonetta Cenci, con la collaborazione di Alberto Idone e Salvatore Vermiglio, e realizzato da L’Artiere – Giuseppe Scopelliti) ha contribuito a valorizzare questo spazio unico.
Nella prima edizione, la navata centrale del Forte di Batteria Siacci era stata concepita come un monumento laico dedicato al confronto culturale, definito da una serie di aste distribuite lungo i muri laterali. Quest’anno, le aste sono state trasformate in alabarde, un gesto progettuale che ha voluto evitare ogni riferimento esplicito alla sfera militare, mantenendo però una connessione visiva con il paesaggio circostante. Il gesto progettuale, più deciso, ha ulteriormente enfatizzato l’intenzione culturale che la Biennale dello Stretto vuole trasmettere, confermando l’importanza di un luogo che, pur nei suoi disagi, è capace di evocare storie e significati profondi.
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