Stella Jean: il lusso di uno stile multiculturale e senza confini

Il tocco del colore, il tocco delle stampe. Lo stile di una delle designer più eclettiche della moda italiana

Il lavoro di una donna straordinaria. Il lavoro di una stilista che ha saputo interpretare – con il suo stile deciso – il mondo a colori, il mondo con le sue unicità, la bellezza e meraviglia della diversità, il mondo con grande energia, il mondo con positività e impegno sociale.
Stella Jean è una delle designer più interessanti del circuito moda. Il tocco di colore delle sue collezioni va di pari passo con l’intelligenza con la quale questa donna porta avanti la filosofia del capo da indossare, che incastra la bellezza dell’estetica con la forza del messaggio – anche sociale – che Jean trasmette con i suoi abiti.
Oggi, con tutto quello che purtroppo sta accadendo, viviamo un momento nel quale la sua moda è più attuale che mai. E’ una moda che va contro ogni discriminazione, per abbracciare invece la meraviglia dell’inclusione. Abbiamo incontrato la designer per approfondire la straordinarietà di un linguaggio di stile multiculturale.

Una pandemia e adesso, anche un momento delicatissimo negli Stati Uniti, con il caso George Floyd. Come sta vivendo questi primi sei mesi di un 2020 dall’inizio decisamente difficile?
Un inizio di anno decisamente turbolento. Contrastare due epidemie contemporaneamente, posso dire che è veramente impegnativo. Mi colpisce molto il fatto che la mancanza di respiro, l’idea di soffocamento, sia il singolare comune denominatore di queste due pandemie. Da una parte il Covid 19 e l’intero Paese che per la prima volta nella storia deve fermarsi. Posso però dirmi molto orgogliosa del comportamento dell’Italia in questa occasione poiché è stato il primo Paese a dichiarare onestamente la sua difficoltà, compresa di tutti i numeri. Volendo vedere uno spiraglio di luce nel tristissimo buio di questa epidemia, posso dire che il fermarci ci ha insegnato il valore e la qualità del tempo. Abbiamo dovuto riordinare tutte le nostre priorità e penso che mai siamo stati così vicini, nonostante il distanziamento fisico. Dall’altra parte la dolente piaga del razzismo ha riacceso i riflettori anche sulla situazione dell’Italia, ed è importante che questo Paese si ricordi che non ne è immune, tutt’altro. Iniziare con l’ammettere l’esistenza di questo nostro problema, significherebbe mostrare la volontà di volerlo risolvere.

Perché, secondo lei, la multiculturalità è ancora oggi – in un mondo che si sta evolvendo – soggetta a ignoranza e meccanismi di violenza e intolleranza?
La multiculturalità è un elemento incontrovertibile del nostro DNA, ed è proprio da questo comune denominatore meticcio che dovremmo ripartire. Siamo tutti meticci: prima lo capiamo e soprattutto lo accettiamo, prima supereremo questo problema insieme. L’Italia ad esempio, è un crocevia e crogiolo culturale con pochissimi pari al mondo, questo significa che ha già in sé gli elementi per risolvere il problema della discriminazione.

Lei ha sempre portato avanti con successo una moda eclettica con un intreccio di culture, una moda etnica, profondamente colorata, ricca di stampe, ed ecosostenibile. Ecco, in un momento come questo, in che modo pensa di proseguire e rafforzare questo legame con la sostenibilità e il suo impegno per la salvaguardia del pianeta?
Per me continuare il mio lavoro è naturale come respirare, poiché nel mio lavoro rifletto appieno la mia storia personale e il mio percorso multiculturale. A questo fine ho fondato il “Laboratorio delle Nazioni”: una cooperazione umana straordinaria, che ha permesso di realizzare un laboratorio virtuale, in cui le competenze tradizionali artigianali delle donne di Paesi a basso reddito, si affiancano e combinano a quelle italiane. Nonostante le migliaia di chilometri di distanza, centinaia di donne lavorano unite, con lo scopo comune di prendersi cura e preservare un patrimonio culturale globale in via d’estinzione. Un ideale Laboratorio delle Nazioni, che permea sulla dignità del lavoro, quale elemento imprescindibile a qualsiasi latitudine.

Stella Jean

Chi è la sua donna e che cosa indosserà quest’estate?
La mia donna non è mia ma è del mondo, ed è il mondo che vuole indossare, raccontare e abitare, nel senso stretto del termine. Per quest’estate abbiamo raccontato la storia di una popolazione unica che vive al confine tra il Pakistan, a 300mt. La splendida popolazione delle donne Kalash.

Quando, secondo lei, una donna è ben vestita? Pensa sia una questione di volumi, di proporzioni o invece di uno stretto legame (anche di profonda confidenza) con l’abito che indossa?
Tante parole per dire che gli unici accessori di cui non si può fare assolutamente a meno sono: il buon senso, un po’ d’ironia e un bellissimo sorriso: niente che noi stilisti possiamo realizzare nei nostri laboratori.

E’ necessario spendere tanto per essere ben vestiti?
È necessario spendere meglio. Ricordarsi che se un capo va in vendita a una cifra veramente bassa, c’è qualcuno che da qualche parte nel mondo, in termini di umanità, ne sta pagando il prezzo e ne paga la differenza con la vita. Questo non significa che spendere cifre esorbitanti garantisca che questo non succeda, ed è per questo motivo che ogni consumatore ha il diritto e il dovere di chiedere, sia chi li ha fatti , sia da dove arrivano i vestiti.

Pensa che il mondo della moda sia superficiale?
Penso che il mondo della moda non debba perdere più neanche un giorno a dimostrare che, quando la stessa viene intesa come attività culturale, ha la possibilità di fare la differenza e di creare opportunità di lavoro dignitoso per le donne gli uomini che ne fae nno parte in tutto il mondo.

Che rapporto hanno il colore e le stampe con il grigio e la nebbia dell’inverno?
Per me nessuno poiché vedo e racconto un mondo totalmente a colori.

Come si sta evolvendo Stella Jean? Che progetti avete?
Continuiamo nel nostro percorso di consapevolezza con alcune novità a breve ma purtroppo – vorrete perdonarmi -, poiché ho preso la parte scaramantica sia italiana che haitiana, preferisco decisamente fare prima di raccontare. Facta non Verba.

Quali sono i Paesi dove il marchio è maggiormente presente?
Europa, Americhe, UAE, Russia.

Un’ultima domanda. Considerando tutto quello che stiamo vivendo – tra Covid-19, l’ economia in crisi, i mercati fermi, ecc – , come pensa si evolverà il sistema?
Stiamo entrando in un luogo dove non è mai stato nessuno precedentemente nella storia dell’umanità. Questo è il motivo per il quale ho smesso di chiedere indicazioni.

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