Suor Geneviève Jeanningros: la “sorella degli ultimi”
Suor Geneviève Jeanningros e il suo legame unico con Papa Francesco. “Quello che mi importa è andare dove la Chiesa fa più fatica ad andare”

Un’immagine che ha fatto il giro del mondo: una donna anziana, le rughe segnate dagli anni e dalla vita spesa tra gli ultimi, uno zainetto verde sulle spalle, in piedi, immobile, in lacrime davanti alla bara di Papa Francesco. È suor Geneviève Jeanningros, 82 anni, delle Piccole Sorelle di Gesù, amica personale del Pontefice e simbolo vivente di un Vangelo che si fa carne tra le periferie sociali e umane.


Una vita tra roulotte, Luna Park e dignità negata
Per oltre 56 anni suor Geneviève ha scelto di vivere accanto a chi spesso la società dimentica: la comunità LGBTQ+, i giostrai, i circensi, le persone transgender e le prostitute di Ostia Lido. Fino a poco tempo fa abitava in una roulotte condivisa con la consorella Anna Amelia, in condizioni di povertà assoluta, senza corrente elettrica e con servizi minimi. “Quello che mi importa è andare dove la Chiesa fa più fatica ad andare”, ha raccontato, spiegando la sua scelta di stare tra chi cerca ascolto, rispetto e un piccolo spazio di umanità.


L’amicizia con Papa Francesco: oltre i confini della Chiesa
Il rapporto tra suor Geneviève e Papa Francesco nasce molto prima del pontificato. La religiosa è nipote di suor Léonie Duquet, missionaria francese scomparsa durante la dittatura argentina, una storia che la legò a Jorge Mario Bergoglio quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires. Da allora, tra i due è nato un legame profondo, fatto di lettere, incontri e gesti concreti di solidarietà.
Ogni mercoledì, suor Geneviève era in piazza San Pietro per salutare il Papa e presentargli le sue “famiglie”: nomadi, circensi, transgender, omosessuali, coppie che la Chiesa spesso fatica a riconoscere. Quando la pandemia ha messo in ginocchio la comunità trans di Ostia, è stata lei a far arrivare al Papa una richiesta di aiuto. Francesco non ha esitato: ha inviato il suo elemosiniere con gli aiuti necessari, dimostrando che la misericordia non ha confini.


Due visite speciali: il Papa tra i giostrai di Ostia
Papa Francesco ha ricambiato la vicinanza con due visite “fuori protocollo” a Ostia Lido, nel 2015 e nel 2024. In entrambe le occasioni ha scelto di incontrare la comunità dei giostrai e dei circensi, benedire i bambini, ascoltare le storie di chi vive ai margini. In una di queste visite, il Papa ha voluto entrare proprio nella roulotte di suor Geneviève, pregare con lei davanti a una croce di legno, condividere il silenzio e la semplicità di una fede vissuta senza sconti.
L’ultimo saluto: una donna, una sorella, un’amica
Quando la salma di Papa Francesco è stata traslata nella Basilica di San Pietro, suor Geneviève è stata tra le prime a entrare. Ha infranto il protocollo, si è fermata davanti al feretro, ha pregato e pianto, lasciando che la commozione parlasse per lei e per tutte le donne che, come lei, scelgono ogni giorno di stare dalla parte degli ultimi.
“In questi mondi vediamo passare gente di tutti i tipi e il tuo cuore si apre”, ha raccontato suor Geneviève. “Quello che mi importa è andare dove la Chiesa fa più fatica ad andare”.


Un messaggio per tutte le donne
La storia di suor Geneviève è un esempio potente di come la cura, la tenacia e la compassione femminile possano cambiare la Chiesa e il mondo. Il suo rapporto con Papa Francesco è la prova che l’amicizia, la solidarietà e la fede possono abbattere muri e pregiudizi, portando luce dove c’è più bisogno. Un invito, per tutte, a non smettere mai di credere nella forza rivoluzionaria della gentilezza e della presenza, anche (e soprattutto) quando il protocollo dice il contrario.
Foto tratte da Internet
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