Aspettando lo stile della White House di Jill Biden

L’identità della presidenza americana, passa anche attraverso l’impronta dello stile della First Lady: da Roosvelt a Trump, ecco la rivoluzione degli arredi della Casa Bianca.

Vi siete mai chiesti perché: all’alba del giorno dopo dell’elezione da Presidente degli Stati Uniti d’America, la First Lady di turno è al comando di un esercito di arredatori, interior designer e chi più ne ha, più ne metta?

Ufficialmente: è il vento di cambiamento che metaforicamente oltre, a soffiare e far voltare la pagina dalla precedente amministrazione per accogliere la nuova, anche lo stile deve rimanere impresso e il capitolo arredo è considerato ormai un rito d’iniziazione.

Tutto avviene un po’ come abbiamo visto nel biopic Jackie, dove la neo Jacqueline Kennedy sommersa in un tripudio di scampoli di tappezzeria si diverte a fare accostamenti e scegliere costosissimi suppellettili per rendere la White House, a prova di rivista di settore e rimanere nell’albo della ristrutturazione più importante, che la dimora abbia mai ricevuto.

Peccato, che di quel lavoro certosino ed elegante è stato offuscato dall’incidente, dove il 35° presidente John Fitzgerald Kennedy perse, la vita.

Partiamo, dai fantastici anni ’30 e ’40, la grande depressione era ormai alle spalle e per tutti i 12 anni di presidenza, Franklin Delano Rosvelt e il suo staff hanno adottato uno stile rigoroso e piuttosto minimale.

Indimenticabile la sua piccola scrivania dalle linee semplici e pulite, che sembrava somigliare a una cattedra di scuola, inserita nel grande Ufficio Ovale. L’unico vezzo sono state i vari cimeli, inclusa la foto di famiglia e il cane di porcellana, che troneggiavano sullo scrittoio.

Mentre, come accennato sopra, l’era Kennedy è la sintesi, in chiave contemporanea, dello stile del re Sole.

Jackie non perse tempo a togliere il rigore della passata amministrazione con tendaggi e tappezzerie provenienti da tutto il mondo per rinnovare, dare colore e quel tocco ultra chic che l’ha resa celebre. Ogni stanza era arredata e pensata con un tema ben preciso, tinte e accostamenti diversi.

La First Lady Jacqueline Kennedy.

In particolare, gli appartamenti privati avevano quell’allure raffinata tipica dell’impero francese. Del resto il suo braccio destro è stato dall’interior designer parigino Stèphane Boudin. La scrivania della stanza Ovale, dove John disbrigava telefonate, riceveva importanti personalità e il suo staff era piena di luce; è passata alla storia l’immagine del piccolo John John, che giocava a nascondino rifugiandosi proprio sotto lo scrittoio.

Nell’era di Gerald Ford, Betty ha portato in auge lo stile napoleonico, in chiave rivisitata, con tinte oro, lampade con cristalli poste su colonne in marmo.

In particolare, in stanza da letto troneggiava una testata imbottita e i raggi di sole, a illuminare la stanza, filtravano attraverso tende dal drappo importante, dalla passamaneria in oro. Per sdrammatizzare il mandato presidenziale, c’è l’ultimo scatto in bianco e nero che immortala la First Lady improvvisare un ballo, sul tavolo del Gabinetto della Casa Bianca.

Un salto doppio e carpiato (è il caso di scriverlo ndr), di stile notevole è il tocco di Nancy Regan: sicuramente sarà stata contagiata dalle tendenze degli anni ’70/’80?

Chissà, sta di fatto che ovunque ha trionfato lo stile flower power: non si distingue il confine tra la tappezzeria delle tende e quella dei divani. Soprattutto qui, la moquette ha vissuto il suo momento d’oro: non dimentichiamo che Ronald Regan amava giocare, per stemperare le tensioni, a mini golf.

Arrivano gli anni ’90, con l’insediamento di George Herbert Walker Bush e tutta l’atmosfera assume il colore del cielo. Le linee dei mobili adottate sono contemporanee e piuttosto rigorose, in sintesi: less in more.

Con l’arrivo di Bill Clinton, Hilary continua sulla scia del minimalismo, sappiamo che non ha voluto apportare nessun stravolgimento al mobilio, in quanto impegnata nel ruolo moglie ombra politica del marito.

La stessa filosofia l’ha adottata, poi, Michelle Obama, che ha curato con il suo tocco la dimora presidenziale con qualche accorgimento. Tuttavia le sue energie le ha convogliate nel risistemare il parco e creare un nuovo orto: ah, come sono cambiati i tempi.

Benarrivati nell’età del Tycon uscente. Abbiamo visto Melania Trump affaccendata a ricreare quell’atmosfera degli interni del suo lussuoso appartamento, presso la Trump Tower, per non parlare dei sontuosi addobbi natalizi e quelli delle ricorrenze che sono seguiti durante il mandato. Nulla è stato lasciato al caso, le nuance dei toni del beige, dell’oro e del celeste con finiture blu, hanno animato la tappezzeria degli ambienti privati e dei salotti di ricevimento.

Ora che ne sarà dell’arredamento, con Jill Biden?

Al momento i primissimi gossip riferiscono che Donald Trump, ha negato l’accesso alla troupe di arredatori capitanata dallo staff del nuovo presidente.

Non ci rimane che attendere, lo scopriremo solo vivendo.

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